In un’epoca dominata dalla rapidità digitale, dall’iper-burocratizzazione e dalla cultura dell’adempimento, si assiste a una progressiva erosione della dimensione etica nell’agire amministrativo.
Si ha l’impressione che la Pubblica Amministrazione, sempre più travolta da vincoli formali e da logiche difensive, stia smarrendo quella vocazione alta che Paul H. Appleby ci invitava a custodire. Nel suo Morality and Administration in Democratic Government, Appleby ammoniva:
«L’amministrazione pubblica è il terreno su cui i valori democratici devono diventare prassi quotidiana, vissuta e visibile.»
In altre parole: governare significa scegliere. E scegliere è sempre un atto etico.
Oggi, al contrario, si fatica a riconoscere questa tensione morale nel quotidiano agire amministrativo. L’etica viene spesso ridotta a clausola regolamentare o a formula di rito, mentre il vero spirito di servizio si dissolve dietro al tecnicismo, al formalismo, alla paura di errare.
Appleby ci insegna che una “big democracy” richiede una “big administration”, ossia un apparato amministrativo:
– capace di creatività istituzionale;
– animato da una sincera tensione verso il bene comune;
– consapevole del proprio ruolo nella costruzione della fiducia democratica.
Lungi dall’essere un esercizio neutrale, l’amministrare è sempre un atto di responsabilità verso la società. In ogni procedura, dietro ogni provvedimento, vive (o dovrebbe vivere) una domanda: “è giusto?”.
Per questo è urgente oggi rinnovare una pedagogia dell’etica amministrativa. Non bastano più i manuali procedurali: occorre riaprire lo spazio della riflessione critica, della formazione valoriale, del confronto sul significato profondo del lavoro pubblico.
Come ci ricordava ancora Appleby:
«Il burocrate, in democrazia, non è un automa: è un cittadino fra i cittadini, chiamato a rendere vive e concrete le promesse della democrazia.»
Oggi più che mai abbiamo bisogno di amministratori consapevoli, capaci di rimettere al centro:
– la responsabilità morale del loro agire;
– il rispetto della dignità della persona;
– la ricerca del bello e del giusto nell’azione amministrativa.
Solo così potremo contrastare quella che appare, ogni giorno di più, come la morte silenziosa dell’etica nel XXI secolo.